sabato 9 gennaio 2010

Simpatica forfora di neve.

Fantastico. Oggi che ero carichissima per uscire, mangiar fuori, far serata e bere qualche drink (che tira sempre su il morale) il tempo è tiranno: nevica che Dio la manda. O forse è Dio che non usa l'anti forfora. Oppure piove manna dal cielo.
Comunque sia, si dà il caso che la strada in salita per giungere alla mia capanna sia ricoperta di una soffice coperta bianca che mi impedisce di muovermi in auto. Stavo pensando di infilarmi nei miei moon boot argentati (l'alternativa più calda degli stivali antipioggia e più impermeabile delle scarpe di orso) e di arrivare in statale a piedi, affrontando la tempesta. Oppure mi faccio dare un passaggio da Mc Guyver, lui avrà di certo una soluzione.
Fino all'ora di pranzo ero a Torino, nella mia nuova casa. Abbiamo quasi terminato i lavori e devo dire che rispecchia appieno i miei gusti: dalle tinte metalliche al divano argentato, dal bagno rosso al salotto bianco/arancio. Dopo aver speso 600 euro per lucidare il marmo il mio simpatico cane ha pensato bene di segnare il territorio in ogni angolo dell'appartamento: probabilmente era emozionato, dopo aver vissuto dei mesi in una stanza anche lui capisce che, questa sì, che è una vera casa!
Ora andrò a far compagnia da mia mamma, è da Natale che non passiamo un po' di tempo insieme; nel frattempo mia sorella è riuscita a convertir la famiglia alla dieta Kousmine, in casa non trovo più i Kit Kat ma solo palline di grano, schiacciatine di frumento, cacchine di segale. Ma che roba è? Che qualcuno mi porti del cioccolato, sotto ciclo potrei morire senza.
Se non avrete più mie notizie è perchè ho optato per l'uscita in moon boot e sono stata picchiata da pupazzi di neve ribelli, o perchè a forza di nutrirmi di merdine di cereali sono morta di fame.
Addio amici.

lunedì 4 gennaio 2010

Freddo. La parola del giorno è: freddo.
Strati di vestiti messi a caso coprono me e le mie giornate. In ordine: mutanda a fiori, collant argentato, gambaletti di lana a pois, leggins in jeans. Sopra: reggiseno leopardato, canottiera da muratore, camicia in lana e seta, maglione a righe lungo, piumino doppio strato e sciarpone. Ai piedi quasi sempre i miei stivaloni viola antipioggia e in testa il cappuccio.
E dire che ieri mi godevo il tepore dell'aria palermitana. Festeggiare l'ultimo dell'anno in terrazza con indosso solo il vestitino non ha davvero prezzo!
Soprattutto quando di giorno la gente è in spiaggia e prende il sole: sì, a dicembre c'erano 25 gradi.
Che dire di Palermo; oltre agli arancini e ai chili di pesce fresco non sono molte le caratteristiche che mi hanno colpita.
Partendo dal presupposto che sono partita con mio padre perchè lui era intenzionato ad andare in ferie per riempirsi come un tacchino del Ringraziamento, non potevo che seguirlo a ruota, con appresso la mappa 'ristorantografica' della zona.
Per iniziare con successo il soggiorno, io, il mio ragazzo e mia sorella con il suo abbiamo azzannato un ottimo arancino al primo bar del centro: li servivano al posto dei cornetto a colazione, credo. A cena, all'arrivo di Papi e combriccola, siamo finiti in una bettola della Vucciria, il mercato più sporco che io abbia mai visto dopo il Suk marocchino. Anzi, sono allo stesso piano, tant'è che tra le urla in un dialetto incomprensibile e i pesci che volavano continuavo a dimenticarmi di essere in Italia.
Mio padre è appassionato di bettole: dice che per assaporare i gusti della zona è NECESSARIO entrare nei buchi più mal conci e degratati della zona. Ha ragione: se non prendi prima qualche virus, esci da quei postacci dialetticalmente formato e con la panza piena. E che dire del panino con la milza siculo, servito da mani nere in mezzo all'autostrada? Paolo, mio padre, non poteva certo farselo sfuggire. E le ''code di gambero'', pastella ripiena di crema al cioccolato, con cui spalmarsi la faccia e godere di gusto?
Beh, quelle ho dovuto provarle anch'io.
Per fortuna in concomitanza con quest'evenienza, il mio metabolismo si è straordinariamente bloccato e non ho preso neanche un grammo. Aah, sì amici, queste sono le vere godurie della vita.